lunedì 6 dicembre 2010

L' Italia e la fatica di vivere Censis: ritrovare i desideri

La Repubblica 4.12.10 LUISA GRION

Un paese che non ha spessore, che non ha vigore, che non si appassiona e che non desidera. Sommersi da una quantità di prodotti e di offerte che non hanno chiesto, gli italiani sono come quei bambini che a Natale vengono travolti da valanghe di regali che non hanno volutoe con i quali non intendono giocare. Per la maggior parte sono sopravvissuti alla crisi economica, ma sono diventati adulti apatici che galleggiano in una società appiattita. E' a loro che il Censis dedica il rapporto 2010 ed è a loro che Giuseppe De Rita, presidente del centro studi, indirizza quella che suo malgrado - ammette «è una sorta di esortazione profetica»: cambiate, uscite dal narcisismo e dal cinismo che hanno dominato questi ultimi anni e «tornate a desiderare, ad appassionarvi, a dare il giusto peso alle norme e alla regole». Perché dove la legge conta sempre di meno avverte - non c' è desiderio, e dove non c' è desiderio, non c' è né forza, né prospettiva. Il paese «diventa come un campo di calcio senza porte: non si sa dove andare, né come imbastire un' azione». Se questa svolta non arriverà l' Italia non ce la farà ad uscire da una crisi che ora, più che economica, sembra sociale. Arrancherà nella sua fatica di vivere, alla ricerca di un senso perduto. Perché siamo arrivati a questo e cosa bisogna fare per salvarsi «da questa società pericolosamente segnata dal vuoto»? Il rapporto dà a queste domande risposte precise: se siamo diventati così e rischiamo ora di diventare una nazione che non riesce a tenere sotto controllo «l' onda di pulsioni sregolate che va dalla violenza familiare, al bullismo, ai facili godimenti sessuali» è perché non abbiamo saputo governare il «soggettivismo». La centralità dell' «io» ha dominato nel bene e nel male lo sviluppo del paese negli ultimi decenni, ha garantito la vitalità del modello italiano ed è poi culminata nella figura di un leader carismatico, Berlusconi, che oggi rappresenta però «l' icona di un ciclo esaurito». Il Censis consiglia di uscire dall' illusione che vi possa essere un vertice che con il suo «ghe pensi mi» risolve ogni problema. Ora, ha assicurato De Rita, «un leader dovrebbe ridare agli italiani il senso della loro responsabilità». La svolta è possibile, anzi la data è già prevista: il rinnovo di un ciclo ha bisogno di qualche anno, potrebbe arrivare entro il 2015. Ma affinché la rinascita avvenga gli italiani devono darsi una svegliata e rimettersi in gioco: a partire da quei oltre due milioni di giovani che, come l' Istat racconta da mesi, non studia, non lavora, non si forma. Ma il monito del Censis non esclude nemmeno chi può contare su un lavoro tutelato: «Siamo il paese europeo con minor flessibilità e con la minor partecipazione dei dipendenti agli utili delle imprese». Anche qui serve passione, desiderio, spessore e voglia di innovarsi: senza queste spinte non ci sarà economia o società che riesca a rimettersi in marcia. -

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