domenica 12 febbraio 2012

La "malapianta" di Tangentopoli "La corruzione è viva e lotta attorno a noi" di Alberto Statera

La Repubblica 09.09.12


Piercamillo Davigo, il giudice del pool Mani Pulite, non nasconde la delusione. "Credevamo di estirpare per sempre il malaffare. Invece siamo riusciti a selezionare una specie, come fanno i leoni con le zebre,: quella dei super corrotti"

MILANO. Migliaia di arresti, alcuni suicidi, l'eutanasia di cinque partiti storici al potere e di un'intera classe politica. Ma valeva davvero la pena la Norimberga della Prima Repubblica, se vent'anni dopo la corruzione si è moltiplicata con i suoi costi etici, sociali e monetari, il biasimo ha lasciato posto alla rassegnazione per la Scandalopoli del nuovo millennio, la percezione del disvalore è quasi scomparsa, molti reati sono stati di fatto aboliti e le condanne sono ormai un evento improbabile? "Le potrei dire" risponde Piercamillo Davigo, che di quella stagione fu uno dei protagonisti con il pool di Milano "che il pubblico ministero ha l'obbligo dell'azione penale ed è come un juke box: metti la moneta e, se la moneta è buona, deve suonare. Non sa se vince o se perde, né quali saranno le conseguenze delle sue azioni, perché non gli compete governare il mondo".

Ma lei, dottor Davigo, non si trincererà dietro la teoria del juke box perché vive in questo Paese, è consigliere di Cassazione, ma non solo un tecnico del diritto, e vede giorno per giorno l'emergere dei nuovi scandali, che talvolta fanno impallidire quelli scoperti da voi vent'anni fa?
"Sì, negli ultimi quindici anni tutto il mondo politico ha provveduto a restaurare un'illegalità diffusa, con una sorta di evoluzione della sottocultura criminale dei gruppi dominanti, che ha trovato il terreno di coltura in un sistema statuale arcaico che produce inefficienza. Fermo restando che la scomparsa di cinque partiti, di cui tre con più di cent'anni di storia, avvenne per lo scossone elettorale, non per mano di noi magistrati".

Cosa intende per sottocultura criminale?
"Che il mercato della corruzione ha prodotto un sistema di regole non scritte antagonistico rispetto a quello che disciplina il corretto esercizio della pubblica amministrazione, per cui il mercato legale tende via via ad adeguarsi all'illegalità imperante, riducendo anche la propensione alla denuncia".

Quindi in questi vent'anni si è evoluta la corruzione?
"Gli animali predatori migliorano le specie predate".

Prego, dottor Davigo?
"Gli organi preposti alla repressione penale, magistrati e forze di polizia, svolgono rispetto alla devianza criminale la funzione che in natura svolgono i predatori. I leoni, sbranando le zebre più lente e malaticce, migliorano la specie delle zebre, perché selezionano gli esemplari più veloci. E i leoni devono diventare a loro volta più veloci per prendere le zebre più scattanti".

Ma si vedono tante zebre e pochi leoni. Forse perché le zebre hanno cambiato tecniche, non più la mazzetta di banconote nella scatola di scarpe, ma la corruzione delle altre utilità: le vacanze in barca, l'appartamento regalato all'insaputa, la Ferrari sotto il portone, la caparra per un acquisto che non verrà mai perfezionato e resterà nelle tasche del falso venditore, l'escort nel cinque stelle lusso, le false consulenze, l'assunzione di mogli e amanti. Zebre sempre più veloci?
"Sì, abbiamo osservato nell'ultimo quindicennio un mutamento delle formule, ma non mi sembra che sia stato inventato qualcosa di geniale. Diciamo che la fattispecie ricorrente non è solo di uno che paga e uno che fa un favore, ma di gruppi di persone che si associano in comitati d'affari. E poi, durante l'inchiesta Mani pulite, la corruzione sistemica ha ricevuto colpi pesanti, che ne hanno fatto percepire il maggiore rischio penale. Di conseguenza, il costo delle tangenti è lievitato. Poi, nel quindicennio, il rischio è nuovamente diminuito. Certo, ora con la crisi economica...".

Che succede con la crisi economica?
"I momenti di grave crisi economica come l'attuale sono più favorevoli agli inquirenti perché i cittadini sono più arrabbiati e in quei momenti nessuno crede più alla storiella dei magistrati comunisti. Ma resta il fatto che, tra corruzione propria e impropria, c'è la non punibilità per la corruzione dei parlamentari. Al massimo c'è il finanziamento illecito, in contraddizione con le convenzioni internazionali. Persino per i parlamentari comprati e venduti, mercato cui abbiamo assistito recentemente, non si può fare niente".

Le sembra attendibile la stima della Corte dei conti che valuta in sessanta miliardi di euro l'anno il costo della corruzione?
"La professoressa americana Miriam Golden, dell'Università di California, ha definito un criterio per definire il costo della corruzione depurato dell'indice orografico, che vale naturalmente per strade e ferrovie. Ebbene, l'Alta Velocità è costata 9,2 milioni di euro a chilometro in Spagna, 10,1 in Francia e 73 milioni a chilometro nella tratta pianeggiante Torino- Milano. Tragga lei qualche conclusione, tenendo conto che non si tratta soltanto di ruberie, ma spesso anche di cosiddette opere compensative: i Comuni che chiedono e ottengono un raccordo o un asilo per l'infanzia. Tutto questo nella quasi generale indifferenza con un costo economico che non so valutare, ma enorme, per il Paese".

Indifferenza a causa della sottocultura criminale dei gruppi dominanti?
"Edwin Sutherland che, negli anni Trenta, creò un modello criminologico, sosteneva che è più pericoloso per la società il crimine dei colletti bianchi che il crimine comune. In Italia è definito ladro chi ruba una bicicletta o una mela al supermercato e soltanto disonesto chi fa la cresta su una fornitura. E infatti i corpi di polizia tendono a privilegiare l'attività di sicurezza pubblica rispetto a quella di polizia giudiziaria. Negli ultimi anni, si è fatto credere che il problema principale fosse la sicurezza. Ma non è così. Dai 1700 omicidi l'anno degli anni Novanta si è passati ai 700 nell'ultimo decennio, meno che in Francia e Gran Bretagna, che non hanno messo i soldati nelle strade, peraltro 500 per turno in tutta Italia contro i 50mila che presidiavano durante il sequestro Moro, ma che non impedirono che il corpo fosse lasciato in pieno centro a Roma. Tra l'altro, la metà degli omicidi avviene in contesto familiare: è più pericoloso stare a casa che andare in strada".

Ma la gente, dottor Davigo, percepisce lo scippo più che la casa pagata a Scajola o l'assessore di Formigoni che a Milano è accusato di trescare con la 'ndrangheta.
"Quanto possono scippare a una signora per la strada? Mille euro? Nel processo Parmalat c'erano 40mila parti civili, tra cui gente che ha perso tutti i risparmi della vita. Quanto ci mette uno scippatore a fare 40mila scippi? E comunque, come le ho detto, nei momenti di grave crisi economica i crimini dei colletti bianchi tornano, per fortuna, a suscitare biasimo".

L'era Berlusconi si è chiusa infatti - si spera per sempre - con un'orgia di scandali, le dimensioni di alcuni dei quali vanno ancora precisate. Le inchieste in corso per le varie P3, P4 e per le collusioni tra politica e criminalità organizzata porteranno alla estinzione dei partiti al potere, come avvenne negli anni Novanta, e magari alla fine della Seconda Repubblica, che già sbiadisce con il governo strano del professor Monti?
"Non sono un profeta, la fine dei partiti al potere non l'avevo prevista allora, e non sono in grado di prevederla oggi. Certo, in Italia non esiste regolamentazione dei partiti politici, veniamo dalla tradizione fascista del partito unico. Dentro i partiti può accadere di tutto, sono legibus soluti, tanto che ci sono casi in cui il capo della minoranza espulse la maggioranza (Giorgio La Malfa e Rocco Buttiglione). Non potrebbe avvenire neanche in una bocciofila. Quel che so è che allora rubavano tutti a man salva. Craxi disse più o meno, in Parlamento, che il finanziamento illegale riguardava tutti. Senza che nessuno si alzasse a dire: io no, io veramente non l'ho mai fatto".

Neanche il Pds, che si dice voi del pool milanese graziaste?
"A Milano sono finiti sotto processo appartenenti a tutti i partiti, compreso l'allora Pds".

Ma lo sa che, vista l'attuale classe politica, a molti viene quasi da rimpiangere Craxi, che perlomeno non era oggetto dell'esplicito dileggio internazionale, come è capitato al nostro penultimo presidente del Consiglio?
"Ma la seconda fila dei politici, che è balzata in prima fila dopo Mani pulite, l'hanno selezionata loro, non altri, e i risultati li abbiamo visti. Hanno contribuito a perpetuare un alto tasso di illegalità in un Paese che rischia di cadere nella rassegnazione e nel qualunquismo. Se le case abusive, per dirne una, venissero abbattute, nessuno le costruirebbe più".

Possibile davvero, nell'Italia alle vongole, come diceva Flaiano, o nell'Italia fellona del comandante della nave Costa Concordia?
"Mi viene in mente un aneddoto su Giovanni Giolitti che raccontava Indro Montanelli: il presidente del Consiglio italiano incontra l'ambasciatore di Grecia e lo subissa di attenzioni e di parole persino eccessivamente amichevoli e cordiali, tanto che qualcuno gli chiede il perché. E lui: dobbiamo essere molto grati alla Grecia, se no saremmo gli ultimi d'Europa".

Dei record, però, li abbiamo anche noi: per esempio, nell'arco di un ventennio sono state pronunciate due condanne definitive per corruzione nel distretto di Reggio Calabria, meno che in Finlandia, Paese tra i meno corrotti del mondo.
"Mi piacerebbe sapere chi sono quei due condannati. Anche se mi richiamo al monito di Salvatore Satta, secondo il quale il vero innocente non è colui che viene assolto, bensì colui che passa nella vita senza giudizio...".

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